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In questo studio randomizzato controllato multicentrico di fase 2 pubblicato su The Lancet, Séverine Vermeire e colleghi hanno esaminato l'efficacia del Filgotinib, un inibitore selettivo della Janus Kinasi 1(JAK1) nella malattia di Crohn.
Studi precedenti di fase 2 avevano suggerito l'efficacia del Tofacitinib, un inibitore non-selettivo della JAK, nella colite ulcerosa, determinando tuttavia solo una risposta biochimica modesta non correlata a miglioramento statisticamente significativo nei tassi di risposta clinica o remissione nella malattia di Crohn.
In questo studio multicentrico effettuato in 52 centri europei 174 pazienti affetti da malattia di Crohn moderato-severa sono stati randomizzati a placebo (n=44) o Filgotinib 200 mg/die (n=130) per 10 settimane. Un braccio esplorativo dello studio ha assegnato in modo casuale i pazienti a placebo, Filgotinib 100 mg/die, o Filgotinib 200 mg/die per ulteriori 10 settimane.
L'outcome primario era la remissione clinica a 10 settimane. Gli outcome secondari comprendevano la risposta endoscopica ed istologica, l'impatto sui biomarcatori di infiammazione ed outcome patient-reported.
In una analisi intention-to-treat 60 (47%) di 128 pazienti randomizzati al trattamento attivo aveva ottenuto la remissione clinica rispetto a 10 (23%) dei 44 pazienti nel gruppo placebo. (differenza punti percentuali 24 [95% IC 9-39], p = 0 · 0077). La differenza dei tassi di remissione era maggiore nei pazienti anti-TNF naive (34 [60%] di 57 pazienti nel gruppo Filgotinib vs 2 [13%] di 16 pazienti nel gruppo placebo) rispetto ai pazienti esposti agli anti-TNF (26 [37%] di 71 pazienti nel gruppo Filgotinib vs 8 [29%] di 28 pazienti nel gruppo placebo).
I tassi di risposta e di remissione endoscopica complessivi sono stati, non sorprendentemente, modesti nelle 10 settimane iniziali; pochi raggiungevano la guarigione mucosale e la remissione profonda in tutti i gruppi. Complessivamente i tassi di eventi avversi gravi sono stati del 9% nei pazienti trattati con Filgotinib e del 4% nei pazienti trattati con placebo.
I punti di forza in questo studio sono l'uso di una serie di endpoint clinici, endoscopici e biochimici che assicura robustezza dei benefici del trattamento e fornisce il supporto per ulteriori indagini sul meccanismo terapeutico; il criterio di includere solo pazienti con malattia endoscopicamente attiva al momento della randomizzazione e l'utilizzo di lettori centrali per stabilire l'eleggibilità e l'efficacia riducono il potenziale di bias.
La somministrazione orale del Filgotinib lo rende un'opzione certamente interessante per molti pazienti rispetto alla somministrazione endovenosa o sottocutanea.