Comunicati stampa
E' quanto emerge dal Corso nazionale AIGO a Palermo dal 25 al 27 novembre sul tema “Gestione e follow up delle malattie croniche dell'apparato digerente.
Massimo Bellini, Responsabile del Comitato Scientifico AIGO: “Il covid ha influito su tanti aspetti della nostra vita quotidiana. Molti pazienti, fino al 50% della popolazione, riferisce episodi di malessere legati all'apparato gastroenterico, diarrea, nausea, dolori addominali, ma anche stati di ansia e stress ad esso correlati, con significative ripercussioni sul livello di vita quotidiana. Stiamo raccogliendo dati – esaminati a uno, 6 e 12 mesi, per realizzare uno studio, che nei prossimi mesi ci darà un quadro reale degli effetti, diretti e indiretti, fisici e psicologi, che la pandemia ha portato con sé. Rileviamo un generale peggioramento di una serie di disturbi funzionali legati agli effetti della pandemia, scaturiti principalmente nel primo lockdown o con le prime infezioni da covid, ma che a distanza di mesi stanno svelando effetti duraturi e che, con la nuova ondata di contagi in atto, potrebbero proseguire anche oltre.
E' quindi necessario - sottolinea Bellini - concentrare l'attenzione della comunità scientifica sulla cura del paziente cronico oltre che acuto, per una migliore e appropriata gestione non solo delle patologie già in cura, ma anche delle possibili complicanze future”.
L'infezione da covid 19 e lo stress psicologico ad essa correlata stanno causando pesanti conseguenze sulla salute anche a livello epatologico. “Le epatopatie e in particolare quelle ad impronta metabolica (fegato grasso) sono in netto aumento, (circa il 15%), e la proiezione sembra dare dati in significativo peggioramento. - afferma poi Andrea Mega, Responsabile della Commissione Epatologia AIGO – Depressione e ansia hanno infatti portato a trovare conforto anche nell'assunzione di alcolici e calorie in eccesso e con la limitazione del movimento fisico, forzato o voluto, si è generato un circolo vizioso. La paura dei contagi, la permanenza forzata a casa, le cattive abitudini alimentari assunte durante i lockdown forzati sono fattori che oggi stanno incidendo sul rischio di sviluppo di malattie epatiche più gravi che possono portare, nella peggiore delle ipotesi, anche al trapianto di fegato. Da parte del medico, oggi, è cambiata quindi anche la strategia di approccio, con una ancora maggiore attenzione al regime alimentare e allo stato psicologico della persona. Ciò va innanzitutto a beneficio del benessere del paziente ma in maniera indiretta anche per una buona gestione della sanità, con controlli sui costi delle cure”.