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Mese della prevenzione del tumore al colon-retto: l'adesione media alle campagne di screening è solo del 34% in Italia

Secondo una survey condotta dall'Associazione italiana dei gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri, è ancora troppo bassa la risposta allo screening gratuito cui la sanità pubblica invita i cittadini dai 50 anni d'età per prevenire questo tipo di tumore. I dati mostrano grandi differenze tra le regioni: dalla maglia nera della Calabria con la più bassa adesione (7,8%) a quello massimo del Friuli-Venezia Giulia (55%). Efficace il ruolo delle farmacie.

Marzo è il mese europeo dedicato alla prevenzione del tumore del colon-retto. Aigo (Associazione italiana dei gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri) ha realizzato una survey nazionale con l'obiettivo di ricercare i fattori che possono limitare o favorire l'adesione allo screening per la prevenzione di questo tipo di tumore che colpisce ogni anno oltre 48 mila persone. Il secondo per incidenza negli uomini dopo il cancro del polmone e nelle donne dopo quello della mammella.

La ricerca è stata condotta nel primo trimestre del 2024 analizzando l'attività di screening di primo e secondo livello del 2022. Alla survey hanno aderito 60 centri in tutta Italia, con un risultato che conferma come allo screening non vi sia ancora una risposta adeguata. L'adesione media a livello nazionale risultante dai dati delle 17 regioni è del 34,1%. Si evidenzia un gradiente nord-sud molto ampio che varia dal valore minimo di 7,8% della Calabria a quelli maggiori del Friuli-Venezia Giulia (55% circa), del Veneto (63%) e della Valle d'Aosta (66,7%). Le regioni con un risultato al di sotto della media sono: Sardegna, Liguria, Trentino-Alto Adige, Piemonte, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.

L'analisi di Aigo ha consentito di sottolineare i molteplici fattori che possono portare a migliori esiti nell'adesione dello screening rivolto a persone di età compresa fra 50 e 69 anni, con un limite massimo che in alcune regione arriva fino a 74 anni. Uno è la durata di avvio nello screening: performance migliori si possono raggiungere anche dopo 15 anni attraverso un lungo percorso ben organizzato in termini di risorse e tecnologia, con personale dedicato nei centri screening regionali e nelle aziende territoriali sanitarie. Periodici aggiornamenti nei programmi e campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini devono raccogliere l'opportunità di questo importante strumento di sanità pubblica, in grado di intervenire in modo significativo sulla riduzione del tumore al colon retto.

I risultati dello screening inoltre sono migliori con l'utilizzo di piattaforme appositamente dedicate alla patologia, con informative chiare che illustrano i vari momenti dello screening: dal ricevimento della lettera di partecipazione, al ritiro del kit per la raccolta e la riconsegna del campione di feci, e in caso di positività del sangue occulto fecale all'invito ad effettuare approfondimenti come la colonscopia.    

A giocare un ruolo importante nella copertura adeguata dello screening sono le farmacie quale canale efficace per la consegna al cittadino del kit per la raccolta del campione di feci e per la sua riconsegna ai fini delle analisi.

Riguardo alle prospettive future il Dottor Marco Soncini Past President di Aigo commenta: "Sulla base delle evidenze emerse dalla survey, la nostra associazione si impegnerà a proporre un nuovo modello organizzativo ai decisori a livello regionale. L'obiettivo è migliorare sempre di più il processo e la prevenzione attraverso questo strumento di sanità pubblica ancora sottoutilizzato dai cittadini".